Ventinove giorni è il tempo che impiega la luna a diventare piena, fenomeno che gli antichi credevano scatenasse le massime potenzialità dell’energia cosmica, influenzando le risposte della natura e degli esseri viventi. Il plenilunio, dunque, segna il picco del vigore fisico, mentale e spirituale, stimolando ogni volta un risveglio, come quello di chi resiste alla durezza della società, alla decadenza culturale, alla crisi economica, allo sfruttamento dell’ambiente o, più semplicemente, alle difficoltà del vivere quotidiano.
Il progetto ventinovegiorni insiste proprio sulla relazione tra il risveglio dell’energia della natura e questa spinta dell’uomo. E così le date del plenilunio, usate come scadenzario, diventano elemento costituente della rassegna, occasione propizia e “causa scatenante” dell’espressione – diretta o evocativa – di resistenza.
Ad ospitare la visione degli artisti non è un tradizionale spazio espositivo, ma un luogo di altro lavoro, aperto però dove una volta vi erano gallerie. Il posto già esprime una sfaccettatura della resistenza, quella dell’arte e di chi continua a credere nella cultura.
In un periodo di profonda crisi, non soltanto economica, dopo le riflessioni in ordine alla necessità del cambiamento di organizzazione del sistema finanziario e delle strutture sociali, accanto alle considerazioni e rielaborazioni teoriche circa il ruolo degli Stati nelle relazioni internazionali, dopo l’accavallarsi di incitazioni al sacrificio del singolo cittadino, appare necessario guardare alle sfaccettature dell’istintivo o determinato atteggiamento dell’individuo (qui inteso come uomo e cittadino) verso le difficoltà dell’oggi.
Pur non potendo, e non volendo, dimenticare il gran numero di persone che negli ultimi anni si è tolto la vita in preda alla disperazione, scegliamo – in questa occasione – di guardare all’alternativa di speranza. L’unica altra possibilità è dunque la resistenza. La resistenza intesa come opposizione ma anche come affermazione, come denuncia e lotta quotidiana, ma anche come atto propositivo, rivendicazione e persistenza nel fare, nonostante tutto.
La presa di coscienza di vivere in un mondo totalmente da ridiscutere nei suoi fondamenti socio-economici scatena quella miscela di rabbia e disillusione – al cadere dei capisaldi della propria vita ( i diritti fondamentali o il sistema sociale da una parte, il capitalismo feroce dall’altra) – che, se da una parte induce all’oscurità, dall’altra paradossalmente irrompe come un lampo di determinazione, assimilabile all’istinto di sopravvivenza.
La rassegna ventinovegiorni intende proporre una lettura della contemporanea idea di resistenza in termini ampi, che abbraccino non soltanto un’aperta dichiarazione politica, ma che pure facciano riferimento ad un aspetto più intimo ed introspettivo, anche evocativo. In questo contesto, dunque, lo sguardo sulle molte sfaccettature del vivere si sviluppa in senso largo, di volta in volta esplicitamente critico o metaforico.
Dal 30 settembre 2012 in poi, ogni ventinove giorni, sarà presentata l’opera di un artista nello spazio Menexa, sviluppandosi allo stesso tempo on line con ulteriori interventi visivi o testuali.
Obiettivo di ventinovegiorni è creare un microambiente di riflessione sulla condizione sociale ed emotiva del vivere d’oggi, attraverso sguardi trasversali.
Federica La Paglia, curatore di ventinovegiorni (di resistenza)
In riferimento all’attaccamento alla vita si veda: Giuseppe Ungaretti, Veglia. Cima Quattro il 23 dicembre 1915 . Il poeta, in trincea durante la Prima Guerra Mondiale, accanto al corpo massacrato di un commilitone, durante una notte di plenilunio, esprime la sua struggente resistenza alla morte.